La scuola non è soltanto il luogo dove si apprendono nozioni, ma anche lo spazio in cui si costruisce la convivenza, il rispetto e il dialogo. In questo contesto, la mediazione scolastica assume un ruolo fondamentale: insegna agli studenti a gestire i conflitti in modo pacifico, a mettersi nei panni dell’altro, a trovare soluzioni condivise. Mai come oggi, di fronte alle recenti guerre che devastano interi popoli e mostrano il volto più crudele dell’umanità, è evidente quanto sia urgente educare alla pace. La violenza nasce spesso dall’incapacità di ascoltare e comprendere, proprio ciò che la mediazione scolastica cerca di prevenire. Preparare gli uomini e le donne di domani (per usare un’espressione cara al MIUR) quali “Uomini di pace” significa dare loro strumenti per affrontare le differenze, non con l’aggressività, ma con l’empatia e il dialogo; questo percorso comincia proprio sui banchi di scuola.
Le origini della mediazione scolastica
La mediazione scolastica, a differenza della mediazione familiare, non trova una disciplina normativa specifica. L’istituto di recente diffusione in Italia, ha origini oltralpe che risalgono agli anni Settanta. Infatti, nasce negli Stati Uniti intorno agli anni sessanta all’interno del più esteso “Children’s Projects for Friends” progetto incentrato sulla difesa dei diritti civili e la promozione della non violenza. Sul modello inglese, negli anni 80 seguono diversi progetti inglesi, tedeschi, francesi e australiani. In Italia, il primo centro di mediazione scolastica è stato inaugurato il 6 dicembre 2002 presso l’Istituto alberghiero di Casalecchio di Reno (BO).
Che cos’è la mediazione scolastica e quali sono gli strumenti di cui dispone il mediatore scolastico?
Attualmente la mediazione scolastica in Italia è considerata una strategia efficace per prevenire e risolvere i conflitti tra gli studenti promuovendo un clima scolastico positivo, in cui è favorita la comunicazione, la comprensione e la reciproca responsabilità individuale. L’obiettivo è sostituire il meccanismo della sanzione disciplinare o della punizione, che non eliminano il problema alla radice (semmai rischiano di cristallizzarlo), con scambi costruttivi, rispettando le esperienze e le motivazioni individuali, tramite la promozione di una cultura incentrata sull’ascolto, lo sviluppo delle responsabilità individuali e sociali, l’autonomia. Naturalmente la mediazione scolastica non coinvolge solo i ragazzi o i bambini, ma l’intero sistema scuola, insegnanti, alunni, dirigenti, personale ATA, genitori.
La mediazione scolastica comprende diverse tipologie:
– mediazione indiretta, che ha una funzione preventiva e permette a studenti, insegnanti e famiglie di familiarizzare con il conflitto, sviluppando così capacità empatiche e la possibilità di ripensamento delle relazioni all’interno della scuola tra tutti i soggetti coinvolti;
– mediazione diretta, che interviene dopo che un conflitto è già emerso; non si tratta solo di gestire il conflitto, ma di un vero e proprio processo educativo che promuove un nuovo modello di risoluzione del conflitti basato sulla fiducia, sul rispetto e sulla condivisione.
Innumerevoli sono le tecniche per la risoluzione dei conflitti: il Circle Time, per esempio, che prevede una disposizione in circolo delle persone coinvolte, dove ognuno può liberamente esprimere le proprie idee, conoscersi meglio, mettendo sul tavolo i punti di vista di un’intera classe. Ma ancora: il Role taking; Role Playing; Problem solving; Lettura di un testo argomentativo; narrazione autobiografica, ecc.
Affinché, quindi, il processo di mediazione avvenga, è necessario che le parti cooperino con il mediatore e che quest’ultimo abbia un’adeguata formazione e competenze specifiche. Per saperne di più su chi è il mediatore familiare e/o sulla formazione del mediatore familiare visita la nostra pagina Master in mediazione familiare e scolastica o contattaci: info@cnma.it – 0689716020
